#049 L’ identità greca

L’ identità greca,
di Sotirios Pastakas (a cura di Lea Melandri)

Dico sempre ai giovani poeti ansiosi che leggono al pubblico, che leggiamo sempre per un ascoltatore sconosciuto. Uno che non è venuto alla lettura delle nostre poesie per obbligo o per reverenza, ma per il puro piacere e la passione della poesia. Se a fine serata uno sconosciuto viene timidamente a stringerti le mani, la serata non è andata a vuoto.

In una delle tante serate, dunque, mi ricordo di un signore che con molta gentilezza mi ha rimbeccato personalmente, dicendomi: “In ogni presentazione Pastakas cominci sempre facendo riferimento al nome di Omero. Senza un accenno a Lui sembra che tu non possa dirci mai niente di interessante”.

Leggo Omero quasi tutti i giorni. L’ identità greca è scissa sin dai tempi del bardo tra Iliade e Odissea, rappresentando a puntino lo scisma dell’ anima greca. Il Greco piantato tra Oriente e Occidente ha sviluppato la paranoia come carattere acquisito della sua personalità nazionale attraverso i secoli. Il Greco sta sempre con un occhio rivolto all’ Oriente e l’ altro all’ Occidente sin dai tempi preistorici, spinto dalla necessità di guardare il confine a destra e a manca.

L’ Iliade per me rappresenta l’ amicizia, il vicino Oriente, l’altruismo e la fedeltà al compagno. L’Odissea, al contrario, rappresenta l’ Occidente. Non è per caso che tutta la civiltà occidentale si è svolta, si basa, sulla filosofia e il “pratein” (πράττειν) di Ulisse. L’Ulisse caro agli Occidentali sacrifica i compagni e torna a Itaca da solo, salvando solo la propria pelle. Questo amore per la propria pelle è la caratteristica base di tutta la civiltà occidentale, e purtroppo anche di una parte della mentalità dei greci, che per mimetismo degli occidentali hanno anch’essi adottato come propria la figura di Ulisse. Salvare il salvabile è ridiventato di moda, ohimè, in questi 5 anni di profondissima crisi umana e personale del popolo greco. Si salvi chi può, dunque, sia portando i soldi in Germania, sia nascondendoli sotto i materassi.
Come dico in una poesia, “per salvare il capitalismo bisogna che tutti ne soffriamo”. Questa assurda situazione viene chiamato a sostenere il popolo Greco, senza che nessuno si ponga la questione se il popolo Greco sia disposto a fare ancora dei sacrifici per salvare il capitalismo, che bisogna salvare anche se uno non è d’accordo.

Ecco dunque la “paranoia” storica del Greco prendere piede in tutte le manifestazioni della vita (sentimentale, amorosa, letteraria e lavorativa), come attestato delle continue scissioni, dei cambiamenti di animo e degli “acting out” di cui siamo tutti testimoni quotidianamente.
La questione politica -perché la solitudine personale di ogni Greco è ormai una questione politica e non psichiatrica- non è ormai risolvibile con misure finanziarie. Serve la grande capacità di un altro tipo di risorse: culturali e umanitarie.

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